Project Description

UNDERWORLD

DI MASSIMO DIVENUTO

Emersione delle emozioni dalle acque profonde dell’oblio risalendo rapidamente dal fondo sino alla superficie, seguendo l’istinto della luce, inalando a pieni polmoni l’euforia del colore fino a raggiungere il punto di saturazione, per cogliere la massima densità vitale, per allagare mondi inabitabili. Impazienza di gettare vampate di colore, dimostrando che il colore non è mai silente, che non può rimanere muto e immobile, ma che deve essere lasciato vibrare, risuonando in un campo inarrestabile di forze pulsanti e indeterminate, sempre dislocate in un altrove.

Gli inserti materici assumono, nel processo artistico dell’artista, una doppia valenza di elemento costruttivo e de-costruttivo allo stesso tempo. Costruttivo, dato che la composizione si apre ad una dimensione plastica di collage, ma anche de-costruttivo nel senso che l’impianto delle opere viene smontato al suo interno rivelando il senso arbitrario della forma come unità significante. Una configurazione cromatica di pulsazioni, una combinazione di aggregazioni, di addensamenti, trattamenti di ruvidità differenti, vibrazioni, tessiture di diverse opacità. Sogni che si riverberano, come armonie che risuonano sulla superficie di onde cromatiche. Movimenti aleatori, rivoli inconseguenti, essicature improvvise, accompagnando ala dinamica guida del colore che dilaga seguendo movimenti morfologici imprevedibili. Massimo Divenuto sa che più che guidare, deve assecondare i movimenti aleatori i rivoli di colore come sorgenti sotterranee che sgorgano improvvisi da mondi sotterranei, come correnti silenziose da profondità abissali. L’anima interna del colore sa decidere in modo naturale dove andare a gettarsi, dove andare a situarsi nella tela arricchendo la composizione di una sostanza vivente esaltando la risonanza, la dissonanza, i giochi di luminescenza superficiale, le emozioni e le allusioni, evocando l’imprendibile, la bellezza infinita della libertà. Una successione di atti è il preludio alla creazione, dove sottili membrane selezionano le forme che si concedono alla visione  come distillati di colori che si combinano per sovrapporsi in diversi stati di realtà lasciando stratificare l’immagine come per sedimentazione geologica, secondo un ordine di sovrapposizione di strati. Una volontà di sopravvivenza oltre ogni tentazione dell’oblio saturando ogni interstizio possibile.  Pura vibrazione di intensità, ricerca libera dalle costrizioni della forma, dalle camicie di forza della forma, dove ogni frammento di tela è un pezzo di autonomia conquistata da forme organiche allusive, aggregati spontanei di atomi pigmentati. Una profondità immersa nell’abisso musicale del puro colore. Armonia in movimento, attraversata dal caso solo apparente, perché il caos non è mai caotico, ma rappresenta la manifestazione di un disegno interno dell’idea che si lascia decifrare per via intuitiva. Ripristinando l’anarcoide piacevole dittatura del colore fluido e incomprimibiile.

Il colore abita le vite, come un suono che non si può abbandonare sulla soglia dell’inaudito. Il corpo fluido del colore dilaga inarrestabile, si muove anche a nostra insaputa. Il colore non si può nominare, ma nemmeno dimenticare. Mai nulla di immobile, di fisso, di concluso, ogni colore ondeggia in un continuo moto di un centro di vibrazione attornio ad un contorno incerto, che chiede solo di essere oltrepassato. La forma va suggerita, evocata con una meditazione cromatica, con uno slancio vitale che si condensa in forme allusive, aggregati spontanei di atomi pigmentati. Quell’ala di Massimo Divenuto è pura incandescente generosità della pittura non come immagine ma come evento, come accadere inatteso, come temperatura emotiva e tensione esistenziale. Guizzi e molecole di colore accostate per fondersi in una chimica originale della sensazione cromatica. Alfabeti muti condensati in gesti esplosi nell’irrompere del dire, del sovra-scrivere dell’esprimere alla potenza, nella volontà di confondersi con la materia indelebile della pittura.

                                                                                                                                 Vittorio Raschetti